La storia della Fondazione Cantiere Internazionale d’Arte
Musica, opera, teatro, danza, arti visive e multimediali: il Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano, fondato nel 1976 dal compositore Hans Werner Henze, è una manifestazione artistica che rappresenta un unicum nel panorama culturale internazionale. Concepito come un’officina creativa, il Cantiere ha sin dall’inizio avuto una duplice vocazione: da un lato, promuovere la formazione artistica attraverso l’incontro tra professionisti e giovani talenti; dall’altro, valorizzare il patrimonio culturale e sociale del territorio toscano, coinvolgendo attivamente la comunità locale.
Il Cantiere ha rappresentato un unicum anche in termini musicologici, configurandosi come un laboratorio aperto per la sperimentazione e la commistione di linguaggi musicali. Hans Werner Henze ha immaginato Montepulciano come luogo ideale per coltivare una musica colta, impegnata e accessibile, superando le dicotomie tra avanguardia e tradizione, tra élite e popolo.
Tra i principi fondanti dell’utopia culturale di Henze c’è la cooperazione tra artisti di prestigio internazionale e giovani talenti, soprattutto del territorio, così da stimolare la formazione legata alle diverse professioni delle arti e dello spettacolo. Henze immaginò il Cantiere non come un festival tradizionale, ma come un luogo di apprendimento reciproco, dove ogni partecipante, indipendentemente dal proprio livello di esperienza, potesse essere al contempo maestro e allievo. Questa visione si tradusse in un modello educativo innovativo, in cui la pratica artistica diventa strumento di crescita personale e collettiva. Un esempio emblematico di questa idea è l’opera Pollicino, composta da Henze nel 1980. Pensata per essere eseguita da bambini, l’opera coinvolse giovani musicisti e cantanti di Montepulciano, offrendo loro un’opportunità unica di formazione e partecipazione attiva alla vita culturale della città. Il Pollicino è divenuto uno dei casi di studio più analizzati per l’approccio educativo alla musica d’arte, ponendo bambini e ragazzi in dialogo diretto con la creazione musicale contemporanea. L’esperienza di Henze è oggi analizzata nella letteratura musicologica per il suo valore innovativo nella didattica inclusiva della musica.
Altro caposaldo del Cantiere è l’attenzione alle sperimentazioni di forme e linguaggi, parallelamente alla valorizzazione del repertorio classico e dei titoli adeguati al coinvolgimento popolare del pubblico. Il Cantiere si è posto fin dall’inizio come un luogo dove la musica tonale, quella dodecafonica, il minimalismo, le influenze jazz, etniche e popolari potessero convivere. Le opere eseguite hanno spaziato da Monteverdi e Bach fino a Henze, Nono, Maderna, Battistelli e giovani compositori emergenti. La programmazione ha sempre avuto un occhio attento alle prime esecuzioni assolute, alle partiture inedite, alle nuove forme di teatro musicale.
Il momento performativo al Cantiere è prima di tutto l’esito di un confronto creativo e di una residenza artistica, non già il mero atto d’esibizione pubblica. I cittadini non sono spettatori passivi ma co-autori: coinvolti nella produzione, nelle scenografie, nell’accoglienza, nella promozione. Fin dai primi anni, il festival ha utilizzato spazi non convenzionali (piazze, chiese, cantine, scuole) per avvicinare l’arte alla vita quotidiana, creando un senso di appartenenza e comunità. Le opere affrontano spesso temi etici e politici: emarginazione, migrazione, crisi ambientale, guerra, sessualità. Questo ha rafforzato il Cantiere come spazio di riflessione pubblica e dialogo sociale.
Attraverso la partecipazione diretta della popolazione locale alla realizzazione degli eventi, il Cantiere è stato ed è tuttora un laboratorio sociale, una forma artistica partecipata, che ha rimodellato il tessuto culturale e sociale di Montepulciano e della Valdichiana, decentralizzando la produzione artistica, valorizzando il capitale sociale del territorio, promuovendo reti intergenerazionali. L’idea di Henze che “l’artista non può operare isolato dalla società” è divenuta una linea guida per l’arte pubblica partecipata.
In linea con la visione originaria di Henze, il Cantiere dimostra come la musica possa essere al tempo stesso atto estetico, educativo e politico.
Le produzioni e gli allestimenti sono realizzati in loco: Montepulciano e il suo territorio diventano così un palcoscenico a cielo aperto, diffuso tra teatri, piazze, chiese e vicoli. Per la natura stessa del Cantiere, le prove sono parte integrante della manifestazione e sono quindi sempre aperte al pubblico. Residenti e visitatori incontrano liberamente lungo le loro passeggiate le orchestre, gli ensemble, gli attori che lavorano alla preparazione delle esibizioni: così, una visita al centro storico poliziano diviene regolarmente un’esperienza olistica, dove la ricchezza architettonica e paesaggistica si integra con l’armonia musicale e creativa offerta dalle centinaia di artisti presenti a Montepulciano nel periodo del Cantiere Internazionale d’Arte. A impreziosire il paradigma sociale della città è ben presente l’eccellenza del Vino Nobile di Montepulciano, il cui blasone storico e le cui realtà produttive si integrano con il substrato culturale poliziano.
Il Cantiere Internazionale d’Arte è sostenuto da Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Regione Toscana, Comune di Montepulciano e altri enti pubblici e privati.
Hans Werner Henze, compositore tra i più influenti del Novecento, volle costruire a Montepulciano quella che sarebbe stata poi definita come l’utopia realizzata, ovvero un Cantiere Internazionale d’Arte. La prima edizione si svolse nel 1976. Successivamente, nel 1989, sarebbe stato lo stesso Henze a redigere il manifesto del Cantiere che evidenzia le idee fondanti del progetto.

e al tempo stesso insegnanti”